Nel tempo delle vanità

Mi piacerebbe poter scrivere unicamente del mio libro “Racconti della vanità” che finalmente è giunto in libreria e quindi può essere acquistato altrove oltre che su Amazon. Ma non è possibile farlo. Perché?

In questi giorni stiamo assistendo a qualcosa di veramente grave, oltre che terrificante. Dal 7 ottobre il mondo dovrebbe vivere un’angoscia terribile, fatta di teste mozze di bambini, di donne stuprate e uccise, di azioni terribili contro Israele, di bombardamenti su Gaza, dove muoiono migliaia di persone inermi, già distrutte dalla ritorsione più bestiale che possa esserci: niente acqua niente cibo niente gas niente elettricità. NIENTE VITA cazzo! Solo bombe.

E siamo in attesa della prossima mossa di Netanyahu, ormai finalmente inviso anche alla sua gente, quando questo criminale, terrorista legalizzato al pari di Hamas, scatenerà l’ira di dio (ma quale dio! ) radendo al suolo la prigione all’aperto più grande della storia, una striscia di terra circondata militarmente, dove i bambini da generazioni sono nati senza neanche concepire il concetto di libertà, di pace. Solo e unicamente guerra. Questa la vita dei palestinesi senza stato e senza terra e questa quella degli israeliani, vittime da tempo immemore di ogni nefandezza. Tutti circondati dall’indifferenza globale, dalla nostra indifferenza.

Mi vengono in mente alcuni versi di una poesia/canzone di Giorgio Gaber:

Dovremmo essere inorriditi da tutto ciò e preoccupati, ma davvero, per quest’altro focolaio di guerra, come se non fossero bastati l’Ucraina e le tante guerre nel mondo, sempre fatte dai ricchi in danno al povero. Ma no. Noi pensiamo ai nostri gravissimi problemi, proprio come l’uomo di Gaber, nello “squallore della propria sopravvivenza quotidiana“.

E quindi, pensando a queste cose terribili, da un lato soffriamo al pensiero della fine di una love story che rischia di far cadere un governo (ma tu guarda cosa ti va a combinare una crisi profonda per una famiglia cosidetta tradizionale!!!),

dall’altra siamo atterriti, localmente, dal dilemma eterno della nostra città: stavolta il sindaco coi suoi seguaci vincerà al primo turno o consentirà un ballottaggio?

Non che abbia meritato. Per carità. Anzi. Ma anche in politica vige il regolamento sportivo. Squadra che non si presenta perde a tavolino. 2 mandati a zero. E porta a casa.

Manco il sogno di averci provato, con i candidati che si presenteranno sparpagliati e frastagliati come i fiordi norvegesi. Tutti i partiti e i movimenti, appartenenti a quella che una volta era l’area progressista e che ora sta diventando un rifugio per la terza età e per il come eravamo, sono assolutamente incapaci di leggere quelle che sono le esigenze, i bisogni del popolo. Quasi che fosse davvero importante la personalizzazione di una kermesse, piuttosto che dare segnali nuovi, che cercano di riportare l’uomo al centro, avendo a cuore le sue esigenze e le priorità, rispettando una scala dei valori, ormai scomparsi. Quasi che il cittadino dovesse infervorarsi sul nome del prossimo candidato sindaco piuttosto che pensare se ci sia un nuovo progetto di città!

Intanto sindaco e compagnia cantando vanno avanti senza problemi. Tanto temo che nessuno farà un passo indietro e continueranno tutti a presentarsi divisi. Come e peggio dell’altra volta. Intanto già da adesso stanno tutti mettendo le mani avanti. Tanto sanno dove si arriverà. E sarà una corsa a dire:

non è colpa mia ma degli altri. Io ci ho provato!!!

Con buona pace della gente, il sindaco conquisterà la rielezione ottenuta senza sforzi e passerà alla cassa per riscuotere e continuare come e peggio di oggi. In barba a tutti e con il benestare di chi non riesce a vedere un centimetro oltre il proprio naso.

Ci resta la consolazione di aver capito che è tutto vano. Vana la guerra. Vana la lotta. Vano il potere fine a se stesso. Vano il finto potere di chi crede di poter fare quello che vuole perché è il compagno della capa! Vano il desiderio, da ambo i lati del contendere, di poter governare una cittadina senza doversi per nulla sprecare di fronte ai bisogni della gente: “tanto è ovvio che il migliore sono io, lo sanno tutti“.

E d’altra parte tutto il mondo è paese. Sono in viaggio per Savona. C’è un ritardo di circa un’ora per colpa di un povero cristo finito sotto un treno.

L’umore è scuro e ci si lamenta e si bofonchia. Ma non per la cara salma. Non ho sentito una voce su di lui o lei. Ma tutti sono incazzati neri con le ferrovie!!! In tanti dicono:

Non si può viaggiare così, ogni scusa è buona per rendere un viaggio una tortura…

Davvero tutto è vano. Ma vale comunque la pena denunciarlo. O no?

Intanto hai la possibilità di poter leggere un libro senza pretese, da parte di chi senza pretese prova a dire la sua, senza entrare nel merito di fatti locali, ma riflettendo su cosa una vita porta a considerare. E costui non si arrende. Non alla guerra non al malcostume non a qualunque cosa contribuisca a rendere vana ogni cosa.

Un abbraccio e un sorriso 😍

2 Risposte a “Nel tempo delle vanità”

  1. Avevo scritto un lungo commento condividendo pienamente il tuo pensiero. Forse ho sbagliato qualcosa nell’invio ed è sparito. Ora sono fuori Giulianova, al rientro ne parleremo.
    Un saluto e buona giornata.

    1. peccato che in versione anonima io non possa essere in grado di sapere chi sei… dai allora, ne parleremo a Giulianova. Sto fuori anche io e rientro il 31

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